sabato 2 agosto 2014

Uruguay 1930, calcio e politica nel primo mondiale della storia

Gol di José Pedro Cea (Uruguay) contro la Jugoslavia, in semifinale
I mondiali di calcio sono sempre una importante vetrina, sia per la nazione che ospita la competizione, che così si fa non poca pubblicità e magari favorisce anche il turismo nel medio termine, sia per quella che la vince. I risultati della vittoria della competizione infatti lasciano il segno in modo positivo nel Paese, aumentano il senso di patriottismo, consentono al governo nazionale in carica di ottenere maggiore credibilità e consenso, aiutano il paese a riprendersi da eventuali situazioni traumatiche come la guerra o il terrorismo, rilanciando l'economia grazie all'aumento interno dei consumi. Si, il calcio è capace di fare anche questo.

I governi nazionali sanno bene che ospitare una competizione prestigiosa come il Mondiale è un'occasione unica da sfruttare. E sebbene qualche volta si tratta di occasioni perse, come molti sostengono per Italia '90 oppure di occasioni di cui sarebbe meglio fare a meno viste le difficoltà economiche della gente del paese ospitante, tipo in Brasile 2014 , sin dagli albori di questa competizione la politica ha sempre avuto un occhio di riguardo per questa competizione.

Il primo mondiale della storia venne disputato in Uruguay nel 1930, e già a quei tempi la politica mostrava forte interesse verso il calcio. Il presente articolo intende analizzare alcuni aspetti importanti, anche extra calcistici, rilevando soprattutto i principali rapporti fra calcio e politica evidenziabili nel Mondiale 1930, il primo della storia del calcio.

Tutto cominciò quando le nazioni interessate presentarono la propria candidatura a ospitare la manifestazione: già da questo punto, la politica entra in scena. Italia, Spagna, Svezia e Paesi Bassi cercarono di impossessarsi della manifestazione, e alla fine la politica del calcio, rappresentata nella sua massima espressione del tempo dalla persona di Jules Rimet, presidente della Fifa scelse l'Uruguay. Ciò scaturì molta delusione e rabbia da parte dell'Italia che, si dice che proprio per tale motivo scelse di non aderire alla competizione. Secondo altre fonti vi sarebbero altre ragioni alla base della scelta italiana di non partecipare (i motivi non sono chiari), mentre Inghilterra e Scozia scelsero di non aderire per principio, in quanto il calcio come oggi conosciuto è stato inventato dalle loro parti e dunque si ritenevano campioni del Mondo a prescindere (e tale situazione perdurò anche nei mondiali 1934 e 1938).

Proprio il paese scelto, nel 1930 festeggiò il centenario della liberazione dagli spagnoli. Il fatto della novità, accompagnato dal grande crack finanziario del 1929 (che caratterizzò come noto la depressione economica nella maggior parte del mondo) furono un condizionamento enorme per l'organizzazione dell'evento, ma ciò non impedì all'Uruguay di costruire un terzo stadio idoneo ad ospitare le partite in programma: l'Estadio Centenario. Costruito a tempo di record (in soli 8 mesi, con soli 5 giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia), vide lavorare senza sosta cento operai che si diedero il cambio ogni otto ore.

La situazione politica dell'Urugay del tempo era discreta (nel senso che non vi erano particolari problemi politici o conflitti interni o tensioni con altri stati), e solo la depressione del 1929 diede qualche grattacapo agli abitanti del luogo. In quell'anno del Mondiale -il 1930- si celebrò il centenario della Costituzione, ma subito dopo il Mondiale, nel 1931 cominciò un breve periodo dittatoriale di Gabriel Terra, che pochi anni dopo cessò (1942) e ciò consentì la riscrittura di una nuova Costituzione.

Tornando al Mondiale del 1930, le partite vennero tutte disputate a Montevideo, la capitale.

In finale giunsero Uruguay e Argentina, e l'attesa dell'evento fu tesissima, anche perché ai calciatori argentini venne quasi impedito di dormire con un grande gruppo di tifosi uruguayani che la notte prima della finale intonarono cori, facendo tanto chiasso davanti all'hotel che ospitava i calciatori. Inoltre i calciatori di entrambe le squadre ricevettero minacce di morte prima dell'incontro. Un clima tesissimo che costrinse l'arbitro belga Langenus a pretendere un'assicurazione sulla vita per tutti i familiari e una nave pronta a portarlo in Europa entro un'ora dal fischio finale se le cose si fossero messe male.

Così si arrivò carichi di tensione ed emozione al 30 luglio 1930. A Montevideo stranamente in quel giorno nevicò (evento raro in Uruguay), mentre all'incontro, che si disputò nello Estadio Centenario assistettero circa 93mila spettatori. Una curiosità: prima della partita l'arbitro Langenus venne arrestato un'ora prima del fischio di inizio ma subito rilasciato. L'arresto avvenne a scopo cautelativo, in quanto prima di lui altre 13 persone si presentarono come arbitri della finale...

Le marcature: 12' Dorado (Uruguay), 21' Paucelle (Argentina), 45' Stabile (A), 12' Cea (U), 22' Iriarte (U), 44' Castro (U). Risultato finale: 4-2, l'Uruguay vinse la competizione e divenne Campione del Mondo.

Le reazioni poltiche per l'esito del match non mancarono: con i calciatori portati in trionfo e con la festa nelle strade, il governo dichiarò ben 2 settimane di festa nazionale(!). Al contrario, in Argentina vi fu una immane rabbia mista ad angoscia, ed il consolato uruguaiano di Buenos Aires venne preso a sassate per più giorni.

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