giovedì 28 agosto 2014

Egitto tra calcio e politica

Bandiera Al Alhi
1° Febbraio 2012, in terra egiziana si gioca una partita tra Al Masri e Al Alhy. A fine gara, vinta dagli ospiti, cioè l'Al-Alhy scoppia una forte violenza. In tale occasione, accorsa dopo quasi un anno dalla caduta di Hosni Mubarak (presidente dal 1981 al 2011), persero la vita 74 persone.

Malgrado vari processi e condanne, mai fu fatta chiarezza del tutto rispetto all'accaduto, ma in ogni caso sono in molti a sostenere che dietro questo così detto Massacro di Port Said vi sia una vendetta, una ripicca contro gli ultras dell'Al-Alhi, la squadra simbolo del Cairo. Infatti questi ultras secondo molti vennero puniti dal servizio di sicurezza dello stadio e dalle forze dell'ordine locali per il ruolo svolto dai tifosi della squadra durante i giorni della Primavera Araba e di Piazza Tahrir. A punirli dunque, secondo molti, sarebbero stati gli ex partigiani di Mubarak.

La Primavera Araba in Egitto iniziò a gennaio 2011 e vide scontri e manifestazioni lungo l'Egitto così accese da dare ragione ai ribelli, i quali invocavano la liberazione dei prigionieri politici, la libertà d'informazione e la rivolta contro corruzione e privilegi dei potenti. L'11 febbraio Mubarak si dimise ed il Paese venne lasciato nelle mani di una giunta militare, in attesa di una costituzione e di nuove elezioni presidenziali.

Piazza Tahir, nel 2011 è stato il principale luogo di protesta contro Mubarak, e a protestare furono in tantissimi, un milione secondo Al Jazeera (il 1° febbraio 2011), ed alla fine raggiunsero il proprio scopo.

In Egitto gli ultras dell'Al Alhy gicarono un ruolo fondamentale nell'orchestrare i disordini di Piazza Tahrir contro Mubarak: infatti il club è non a caso l'espressione dell'Egitto popolare nonché talvolta nazionalista. Viceversa vi è il Zamalek, definito "club misto" la cui squadra ha sempre accettato sia giocatori stranieri che egiziani, diventando nel corso del tempo la squadra dei generali, dei membri dell'Esercito, e degli egiziani più ricchi. Anche per questo motivo, ad esempio si spiega la grande rivalità tra le tifoserie di questa squadra e dell'Al Alhy, che nel 1971 sfociò in violenza inaudita lungo le strade per giorni e giorni a causa di un episodio arbitrale controverso che fece sospendere la gara. A placare gli animi allora vi fu il calciatore Saleh Selim dell'Al Alhy che riconobbe pubblicamente la correttezza della decisione arbitrale.

La politica, quando si commistiona al calcio, può arrivare anche a questo.  Altre volte invece, come dimostra la strage dello stadio di Port Said il calcio c'entra solo nei suoi aspetti extra sportivi, nel suo essere un evento seguito dai tifosi i quali sono schierati politicamente. Insomma: le possibili combinazioni tra calcio e politica sono variabili, e come raccontato nel post di ieri a proposito dell'attacco ai giocatori israeliani da parte di un pubblico pro palestinese, spesso viene sfruttato l'evento calcistico per la sua capacità di chiamare a raccolta persone appartenenti ad una specifica etnia o appartenenti ad una specifica ideologia politica (calciatori inclusi, come il post di ieri ha dimostrato) per scopi -purtroppo- di natura bellicosa.

Autore foto: Zo3a da Wikimedia Commons

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