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Bandiera Al Alhi |
Malgrado vari processi e condanne, mai fu fatta chiarezza del tutto rispetto all'accaduto, ma in ogni caso sono in molti a sostenere che dietro questo così detto Massacro di Port Said vi sia una vendetta, una ripicca contro gli ultras dell'Al-Alhi, la squadra simbolo del Cairo. Infatti questi ultras secondo molti vennero puniti dal servizio di sicurezza dello stadio e dalle forze dell'ordine locali per il ruolo svolto dai tifosi della squadra durante i giorni della Primavera Araba e di Piazza Tahrir. A punirli dunque, secondo molti, sarebbero stati gli ex partigiani di Mubarak.
La Primavera Araba in Egitto iniziò a gennaio 2011 e vide scontri e manifestazioni lungo l'Egitto così accese da dare ragione ai ribelli, i quali invocavano la liberazione dei prigionieri politici, la libertà d'informazione e la rivolta contro corruzione e privilegi dei potenti. L'11 febbraio Mubarak si dimise ed il Paese venne lasciato nelle mani di una giunta militare, in attesa di una costituzione e di nuove elezioni presidenziali.
Piazza Tahir, nel 2011 è stato il principale luogo di protesta contro Mubarak, e a protestare furono in tantissimi, un milione secondo Al Jazeera (il 1° febbraio 2011), ed alla fine raggiunsero il proprio scopo.
In Egitto gli ultras dell'Al Alhy gicarono un ruolo fondamentale nell'orchestrare i disordini di Piazza Tahrir contro Mubarak: infatti il club è non a caso l'espressione dell'Egitto popolare nonché talvolta nazionalista. Viceversa vi è il Zamalek, definito "club misto" la cui squadra ha sempre accettato sia giocatori stranieri che egiziani, diventando nel corso del tempo la squadra dei generali, dei membri dell'Esercito, e degli egiziani più ricchi. Anche per questo motivo, ad esempio si spiega la grande rivalità tra le tifoserie di questa squadra e dell'Al Alhy, che nel 1971 sfociò in violenza inaudita lungo le strade per giorni e giorni a causa di un episodio arbitrale controverso che fece sospendere la gara. A placare gli animi allora vi fu il calciatore Saleh Selim dell'Al Alhy che riconobbe pubblicamente la correttezza della decisione arbitrale.
La politica, quando si commistiona al calcio, può arrivare anche a questo. Altre volte invece, come dimostra la strage dello stadio di Port Said il calcio c'entra solo nei suoi aspetti extra sportivi, nel suo essere un evento seguito dai tifosi i quali sono schierati politicamente. Insomma: le possibili combinazioni tra calcio e politica sono variabili, e come raccontato nel post di ieri a proposito dell'attacco ai giocatori israeliani da parte di un pubblico pro palestinese, spesso viene sfruttato l'evento calcistico per la sua capacità di chiamare a raccolta persone appartenenti ad una specifica etnia o appartenenti ad una specifica ideologia politica (calciatori inclusi, come il post di ieri ha dimostrato) per scopi -purtroppo- di natura bellicosa.
Autore foto: Zo3a da Wikimedia Commons
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