giovedì 14 agosto 2014

Se la Jugoslavia non si fosse separata

Jugoslavia contro Argentina a Italia '90
La politica -proprio come questo blog ha più volte dimostrato- può influenzare il calcio nelle forme più variegate, tra le quali nella forma della dissoluzione di uno stato in più stati indipendenti con la conseguente fine della storia di una gloriosa squadra nazionale.

La Jugoslavia era uno stato sovrano, un contenitore che inglobava tutti gli slavi del sud: croati, macedoni, serbi, montenegrini, bosniaci. Territorio multietnico, a livello calcistico mostrava ottimi segnali da parte della sua nazionale oltre che dal suo campionato interno, composto da club interessanti quali Stella Rossa di Belgrado, Hajduk Spalato, Dinamo Zagabria, Partizan Belgrado che giocavano insieme, andando a costituire uno dei campionati più affascinanti d'Europa. Poi cambiò tutto.

L'ultima partita disputata dalla nazionale jugoslava (per la cronaca, persa per 2-0), nel frattempo già priva di croati e sloveni -indipendenti dal 1991- fu contro l'Olanda, il 25 marzo 1992. E proprio in quel mese nel frattempo iniziava la terrificante guerra di Bosnia.

Le guerre di secessione sono state volute da politici che chiedevano l'indipendenza a cavallo di una pesante crisi economica che colpì lo Stato (per molti quella crisi fu un alibi perfetto per i politici per ottenere l'autonomia e raggiungere così i propri fini). Le conseguenze dettate dal nazionalismo si notano ancora oggi, ad esempio in Bosnia, come raccontato in un precedente articolo. L'unione di tutti gli slavi del sud svanì, e le ripercussioni sul pallone furono a tratti drammatiche, se si pensa che il calcio jugoslavo era in forte crescita e avrebbe potuto far sentire forte la propria voce, sia a livello di nazionale che a livello di club, con quella Stella Rossa di Belgrado (Serbia) che era un inno alla multietnicità quando nel 1991 vinse la Coppa dei Campioni battendo ai rigori il Marsiglia, avendo in rosa macedoni (come Pancev), serbi (Mihajlovic), croati (Prosinecki), e montenegrini (Savicevic). Nella stagione seguente il club si aggiudicò poi la Coppa Intercontinentale.

Secondo un articolo on line del Corriere della Sera quella nazionale avrebbe potuto vincere tutto. Nel 1992 avrebbe sicuramente fatto una gran bella figura all'Europeo svedese -basta solo pensare che quella squadra avrebbe fatto scendere in campo gente del calibro di Boban, Savicevic, Mijatovic, Mihajlovic... ma venne squalificata per la guerra di secessione in atto. Vinse anche un un Mondiale Under 20, nel 1987, segno che la nazionale maggiore prometteva grandi cose per gli anni a venire: infatti in quella selezione avevano giocato tra gli altri Boban, Suker e Mijatovic, coloro che avrebbero potuto rappresentare la nazionale jugoslava maggiore nel 1992.

A onor del vero, la nazionale jugoslava maggiore, a parte la sfiorata vittoria contro l'URSS nel 1960, e anche la sfiorata vittoria dell'Europeo contro l'Italia nel 1968  non ha ottenuto grandissimi risultati e non ha vinto nulla (a livello di squadra maggiore), ma se non avesse perso pezzi già nel 1991 con l'ottenimente dell'indipendenza da parte di Croazia e Slovenia, con tutti i giocatori di valore che aveva avrebbe potuto veramente diventare il "Brasile d'Europa".

Le terre un tempo jugoslave, dopo la separazione non hanno fatto vedere nulla più di interessante se non un terzo posto della Croazia al Mondiale Francia '98. Attualmente l'erede della nazionale jugoslava è la Serbia: così hanno deciso Fifa e Uefa, mentre le altre nazionali nate dalla scissione vengono considerate nazionali nuove a tutti gli effetti.

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