venerdì 4 luglio 2014

La politica sui fallimenti delle squadre di calcio: Bari (2014), Foggia (2012) e Salerno (2005) a confronto

Il calcio come bene da salvaguardare per il bene comune dei residenti. In Italia casi simili sono comunissimi, laddove i sindaci esprimono pubblicamente le proprie paure, perplessità e speranze circa la squadra di calcio cittadina. A Bari si tratta di qualcosa avvenuto di recente, con il comune di Bari che si è messo all'opera allo scopo di salvare il salvabile di una società privata sommersa di debiti, ovvero il principale club calcistico di Bari. Ora ha una nuova proprietà ed è fuori pericolo. Milita in Serie B, non essendo riuscito a vincere i play off nella passata stagione calcistica.

Un articolo del 31 gennaio di repubblica.it informa che la giunta comunale ha approvato la delibera sull'A.S. Bari, autorizzando gli avvocati ad intraprendere azioni quali pignoramento dei beni e istanza di fallimento. Operazione chiesta a gran voce anche dai tifosi del Bari, i fan del galletto biancorosso: facendo fallire l'A.S. Bari si è infatti riuscito a salvare titolo sportivo, parco giocatori (i giocatori cioè sono rimasti gli stessi), marchio e segni distintivi immateriali della precedente società (per esempio il diritto a usare i colori e lo stemma del club), attraverso una società nuova: il Football Club Bari 1908. Il tutto avviene a stagione in corso, nel mese di Maggio col Bari che sogna il ritorno in A, ma tale sogno resta tale in quanto il doppio 2-2 col Latina sia all'andata che al ritorno non gli permette l'accesso alla finale, a causa del miglior piazzamento in classifica proprio del Latina.

Un sindaco, Michele Emiliano che si è mosso in una direzione utile alla causa dei tifosi, con l'ex presidente Salvatore Matarrese che viene sostituito dall'ex arbitro Gianluca Paparesta. Curiosamente nel post di ieri su questo blog si è parlato di una riunione per arbitri - avvenuta qualche mese prima - svolta proprio a Bari...

Le leggi e le norme in materia di beni materiali, diritti di immagine, e questioni inerenti anche le società di calcio quando falliscono o vengono escluse dai rispettivi campionati per questioni economiche, rendono certe situazioni un po' paradossali: restando in Puglia una società di calcio, l'Unione Sportiva Foggia, passò a causa dei debiti dalla Lega Pro 1 (terzo livello nazionale) alla Terza Categoria (ultimo livello del calcio italiano), anziché fallire. Ma a Foggia nel 2012 tramite l'articolo 52.10 delle norme interne alla FIGC nacque un nuovo Foggia, ripartito dalla Serie D, il quale sfoggia gli stessi colori dell'altra squadra: il rosso-nero, richiamandosi idealmente ad essa.

Una confusione di nomi, simboli e colori presente in terra dauna ancora oggi. Un caso più o meno analogo a Salerno nel 2005 portò la Salernitana rifondata mediante Lodo Petrucci a pagare, nel 2011 ossia 6 anni più tardi una multa per l'uso improprio dei segni distintivi della società fallita nel 2005 attraverso una denuncia esposta dal presidente della Salernitana ripartita dalla Terza Categoria ma poi dichiarata fallita dopo qualche mese.

Tre casi (Bari, Foggia, Salerno) di squadre in difficoltà economica che si sono salvate nei modi più diversi, fra loro per certi versi, come appena visto, contraddittori.
Una politica circa i fallimenti, o le esclusioni dai campionati di competenza delle società calcistiche, come si è visto molto variegata.

Chi scrive preferisce astenersi dall'esprimere un giudizio circa la situazione appena descritta, lasciando totale libertà al lettore di farsi l'opinione che più ritiene opportuna.

Autore foto: Christopher Bruno

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