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Sandro Mazzola (Inter) e Gianni Rivera (Milan) prima di un derby |
In prevalenza i milanisti erano operai o figli di operai, e per tale motivo definiti casciavìt, (cacciaviti in dialetto milanese, a sottolinearne l'umile origine operaia). Proprio l'appartenenza al ceto basso rendeva la tifoseria rossonera facilmente collocabile politicamente a sinistra, sebbene i milanisti non si fossero mai espressi apertamente in tal senso in modo collettivo; gli interisti invece venivano collocati più a destra, trattandosi di borghesia.
Il soprannome dato ai nerazzurri era bauscia, termine milanese che indica la persona che si dà delle arie, il vanaglorioso, il gradasso, lo sbruffone. E ad aiutare gli interisti in questo atteggiamento fu il fatto che i rossoneri per molti decenni non vinsero nulla: il periodo d'oro del Milan, partito vincente soltanto nei primissimi anni, cominciò con l'arrivo di Gren, Nordhal e Liedholm (il famoso Gre-No-Li) nell'ultima metà degli anni quaranta.
Date le differenze di classe sociale, si può affermare che i tifosi milanisti (operai) erano molti di più degli interisti dei ceti abbienti. Per un fatto logico: gli interisti vivevano soprattutto nel centro di Milano, gli operai abitavano invece nella grande e più popolosa periferia meneghina. Ed anche perché da sempre il ceto meno abbiente è molto più ricco di persone rispetto a quello dei ricchi.
Con il passare degli anni, a partire dai settanta, le differenze di classe in Italia cominciarono ad essere sempre meno nette, e la distinzione classica tra proletari e padroni iniziò a venir meno anche a Milano e anche a livello di tifo calcistico. L'entrata in scena nel mondo del calcio di Silvio Berlusconi, ricco imprenditore e forte espressione della borghesia milanese diventato presidente del Milan nel 1986 contribuisce a rendere queste differenze ancora meno marcate, soprattutto quando il presidente rossonero irrompe nella scena politica fondando un partito di centro-destra nel 1994 che mette gli italiani in guardia dal "pericolo comunista", rappresentato dagli ex comunisti del PCI diventati social-democratici solamente di facciata, a detta di Berlusconi.
Oggi la rivalità tra milanisti e interisti non può più tradursi in espressione dicotomica tra classi sociali e ideologie politiche, non solo perché il patron del Milan è ad oggi ancora il leader del centro-destra italiano, ma anche perché l'ex patron dell'Inter Massimo Moratti (Tohir è subentrato da poco) è sposato con una consigliera comunale di centro-sinistra. Casciavìt e Baùscia oramai sono soprannomi che non hanno più agganci con la realtà e oggi vengono adoperati occasionalmente a scopo ironico e di sfottò.
Nel Milan la questione politica sembra essere particolarmente interessante anche per un fatto legato ai tifosi, in particolare a coloro che hanno fatto parte dello storico gruppo della Fossa dei Leoni, nato nel 1968 e scioltosi nel 2005. Infatti il gruppo si sciolse per varie ragioni, fra questi motivi uno è di tipo politico: la Fossa era espressione della sinistra milanista, ed era entrata in una fase di crisi a causa di tutti gli altri gruppi ultras rossoneri, più legati ad ambienti di destra. Un articolo pubblicato su Il Manifesto del 26 novembre 2005 lo spiega chiaramente. A tal proposito, bisogna però precisare che i tifosi del Milan non hanno mai manifestato pubblicamente le loro simpatie politiche in curva, a parte rarissimi casi, come uno striscione di qualche anno fa che minacciava di non votare per Podestà qualora Berlusconi avesse venduto Kakà.
Oggi tifare Milan ed essere di una fazione politica avversa all'ex Cavaliere (come quella del M5S, ad esempio) significa essere davvero moderati, lo afferma lo scrittore Giovanni Zagni che scrive a tal proposito, in un periodo in cui Berlusconi era Presidente del Consiglio: "Dal punto di vista politico tifare Milan oggi è una grande scuola di moderatismo. Se dovessimo essere assolutamente coerenti con il dogma “Nessuna collaborazione con il nemico”, non dovremmo vedere film al cinema distribuiti da Medusa, girare subito canale anche quando c’è il Dr. House sulle reti Mediaset, non comprare libri Einaudi, Mondadori e di un’altra dozzina di case editrici. Tifare Milan nell’era Berlusconi è solo parte di quel grande compromesso, in cui siamo coinvolti tutti, che è vivere in Italia mentre la governa Berlusconi: di più, è un antidoto costante ai pericoli dell’antiberlusconismo feroce. Perché Silvio passa, se non altro basta aspettare; il Milan no".
Le precedenti affermazioni di Zagni sono state ricavate da chi scrive attraverso un articolo di Daria Bignardi del 2011, intitolato: "Si può essere milanista e di sinistra?". A distanza di 3 anni l'antiberlusconismo ha cambiato forma, il centro-sinistra è pronto a fare le riforme con Silvio Berlusconi e i suoi uomini in parlamento, e quest'ultimo vede adesso come "vero" e temibile nemico politico -secondo le narrazioni politiche più recenti ed in base ai consensi elettorali che ottiene- soltanto il Movimento 5 Stelle. Per cui, oggi quell'articolo della Bignardi (risalente al 10 maggio 2011 e pubblicato sul suo blog) potrebbe essere più correttamente rititolato: "Si può essere milanisti e avversi al centro-destra?".
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