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Il territorio dell'URSS |
Nel raccontare il contenuto di un libro di Mario Alessandro Curletto, intitolato "I piedi dei Soviet", Giuseppe Licandro offre, tra le righe del suo articolo on line su excursus.org alcuni esempi di come tale opera evidenzi i rapporti tra calcio e potere ai tempi dell'Unione Sovietica.
Il calcio sovietico raggiunse l'apice della popolarità nel secondo dopoguerra, secondo Curletto poiché lo stadio "consentiva allo spettatore una libertà di espressione dei propri sentimenti e delle proprie passioni" decisamente inusuali in una "società monolitica, paralizzata da paura e conformismo".
Ammessa alla FIFA nel 1946, le attività calcistiche ripresero anche nell'URSS, la quale oltre alla ripresa dei campionati interni, ricostruì anche la nazionale di calcio.
La selezione nazionale sovietica, dopo aver vinto alcune amichevoli contro Cecoslovacchia, Finlandia, Romania e Ungheria, partecipò alla quindicesima Olimpiade, svoltasi ad Helsinki nel luglio 1952. Battuta la Bulgaria nel turno preliminare, agli ottavi i sovietici affrontarono la forte Jugoslavia.
In quegli anni i rapporti tra il leader politico sovietico, Stalin, e il leader cecoslovacco Tito erano pessimi, e quindi la partita aveva anche una forte valenza di natura politica. Le autorità di Mosca diedero l'ordine di giocare e di vincere.
Primo tempo concluso in vantaggio per 3-0 da parte degli jugoslavi, nel secondo tempo fu dapprima 4 a 0, poi 5 a 1; i sovietici trascinati da Bobrov (autore di una tripletta) riuscirono a segnare 4 gol nell'ultimo quarto d'ora: la partita finì con uno scoppiettante 5 a 5. E quindi, andava rigiocata, perché i tempi supplementari e la eventuale serie di calci di rigore non erano ancora previsti a quei tempi.
Alla ripetizione della partita si assistette ad una sconfitta per l'URSS di 3 reti a 1. E tale sconfitta avvenne in un periodo particolarmente negativo a livello politico, perché era iniziata la così detta Guerra Fredda. Intervenne lo stesso Stalin affinché gli autori della sconfitta ricevessero una adeguata punizione: l'allenatore venne licenziato e molti giocatori furono squalificati per un anno intero.
L'improvvisa morte di Stalin nel 5 marzo 1953 provocò degli sconvolgimenti politici significativi. Il nuovo leader Nikita Chruščёv propose in politica estera la coesistenza pacifica con l'Occidente.
La scelta fatta dal nuovo leader dell'URSS si rivelò positiva per lo sport locale, che divenne più efficiente e competitivo a livello mondiale, e ciò permise alla nazionale "rossa" di vincere l'oro alle Olimpiadi di Melbourne '56 e l'Europeo del '60, in entrambi i casi battendo in finale proprio la Jugoslavia. Curioso, vero?
Questo episodio mette in evidenza da un lato ancora una volta come il calcio venga considerato un veicolo importante per le cause politiche, dall'altro che maggiore cooperazione e meno conflittualità possono condurre a risultati davvero molto significativi, almeno per lo sport.
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