giovedì 25 settembre 2014

Violenza negli stadi: il caso del PSG

Il Parco dei Principi, lo stadio del PSG
Il Paris Saint-Germain, al fine di isolare ed escludere i tifosi violenti si attivò significativamente nel 2010 a seguito della morte del capo ultrà Yann Lorence, 37 anni del 28 febbraio dovuta a scontri tra gli ultras parigini divisi peraltro da ideologia ed etnia. Tra le due curve dei tifosi del PSG vi è infatti un feroce odio.
L'episodio provocò un severissimo provvedimento da parte dell'allora presidente Leproux, mantenuto anche dalla successiva proprietà. Questo provvedimento venne attuato attraverso drastiche misure, in collaborazione con il Ministero degli Interni di Francia. Si tratta di misure severe come lo scioglimento dei gruppi ultras, la cancellazione immediata di migliaia di abbonamenti appartenenti a persone considerate violente, l'attribuzione nominativa dei posti mediante computer, il divieto di introdurre striscioni, e altro ancora.

Si è trattato quindi di una serie di nuove norme che a detta di molti consentirono alla principale squadra di Parigi di riportare maggiore ordine e sereno durante le partite.

Ristabilito il sereno, la società parigina ha reintrodotto gli abbonamenti, ma attraverso la collocazione casuale degli abbonati. Una misura simile può spiegarsi con l'evitare di mettere assieme nuovi gruppi di violenti.

Quello della violenza negli stadi è un problema grave che necessita di provvedimenti, e quelli adottati dal PSG sono serviti se non altro a placare i più violenti. Non è detto che la strada del PSG sia quella migliore, ciascuno è libero, se crede di contestare le misure adottate dalla società in collaborazione col governo, ma la questione è delicata e complessa. Vi sono dei Paesi europei in cui il fenomeno dei violenti è ormai qualcosa di marginale, seppur comunque presente come ad esempio in Inghilterra (come un post precedente spiega), altri paesi dove tale questione è ancora lontana dal trovare una adeguata soluzione. In Francia si cerca anche l'approccio della prevenzione del fenomeno, istituendo campagne pedagogiche nelle scuole per i bambini residenti nel Paese.

(foto attribuzione: Walveur di Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0)

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