martedì 2 settembre 2014

Quando la politica ostacola il calcio - Parte 2: 1959, il rifiuto della Spagna franchista a giocare contro l'Urss

Il Parco dei Principi, l'impianto in cui l'Urss si aggiudicò il primo campionato Europeo  
Correva l'anno 1959: la nazionale calcistica della Spagna, quella di Luisito Suarez e Alfredo Di Stefano fu ad un passo dal qualificarsi alla fase finale della prima edizione del campionato europeo.

Al momento del sorteggio, risultò che la Spagna allora governata dal dittatore fascista Francisco Franco, avrebbe dovuto calcisticamente disputare due partite -di andata e ritorno- contro la nazione simbolo del comunismo nel mondo: quella tanto mal vista Unione Sovietica. Le gare erano valide per i Quarti di finale utili all'accesso alla fase finale. Il dittatore però impedì alla squadra iberica di giocare, e dunque le negò automaticamente l'accesso al torneo europeo del 1960.

A qualificarsi fu dunque l'Urss, che nella fase finale giocata in Francia sconfisse 3-0 la Cecoslovacchia, e nella finale al Parco dei Principi di Parigi, il 10 luglio, davanti a 17.966 spettatori paganti, grazie alle reti di Metreveli al 49' che realizzò l'1-1 e di Ponedel'nik nei tempi supplementari, batté la Jugoslavia per 2 a 1.

La manifestazione e la coppa furono dunque vinte dall'Unione Sovietica, la quale si risparmiò ben due partite -tra andata e ritorno- contro la pur fortissima Spagna dell'epoca. Una situazione in cui la politica ha avuto un ruolo forse decisivo nel determinare la vittoria di una squadra di calcio: cosa sarebbe accaduto se il doppio confronto si fosse disputato non lo sapremo mai.

Tuttavia la Spagna seppe prendersi la rivincita quattro anni più tardi, alla seconda edizione dell'evento: nell'Europeo del 1964, giocato proprio in Spagna, sconfiggendo in finale proprio i sovietici, per 2 a 1.

(autore foto Parco dei Principi: Stanmar )

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