giovedì 11 settembre 2014

La Sentenza Bosman

Jean-Marc Bosman è un ex centrocampista belga. Smise di giocare intorno agli anni novanta. Attualmente afferma di essere povero e di riuscire a vivere solo attraverso un sussidio statale. Nessuna squadra belga lo voleva, e per questo fu colpito da una forte depressione -forse complici anche i problemi in famiglia, con la moglie che lo abbandonò portando con se la figlia- che lo condusse all'alcolismo, da cui fortunatamente ne uscì.

Questo ex calciatore è famoso perché contestò davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee il mancato trasferimento alla squadra del Dunkerque, a causa della Federcalcio belga.
Nel periodo del famoso processo che lo vide protagonista, dopo aver giocato in squadre di Prima Divisione (Jupiler League) come Standard Liegi e RFC Liegi e aver racimolato ben 20 presenze nelle nazionali giovanili belghe, si ritrovò a giocare per squadre minori francesi e belghe. Dopo che venne emessa la sentenza, non trovò posto in nessun'altra squadra, e a suo dire il motivo lo si deve proprio a questa sentenza.

La così detta Sentenza Bosman, emanata il 15 dicembre 1995 gli diede ragione. Ciò determinò una rivoluzione nella regolamentazione del trasferimento dei calciatori all'interno dell'Unione Europea.
La corte stabilì che in base all'articolo 39 del Trattato di Roma, un calciatore è paragonabile a qualsiasi altro lavoratore e perciò deve avere la libertà di decidere per quale paese europeo giocare alla scadenza regolare del contratto che lo lega ad una società di calcio.

Questa sentenza nacque rispetto a tre diversi casi legali, che coinvolgevano tutti l'allora calciatore Bosman: da una parte la Federcalcio belga contro Bosman, dall'altra la RFC Liegi contro Bosman, dall'altra ancora l'Uefa contro Bosman. Costui ha avuto ragione. Ma dopo la sentenza non è riuscito a trovare "casa" in nessuna squadra.

La Sentenza Bosman diede origine alla libera circolazione dei calciatori professionisti all'interno degli stati dell'Ue, e la possibilità di firmare dei precontratti con altri club a titolo gratuito, se il contratto attuale ha una durata ulteriore di al massimo sei mesi.

La sentenza Bosman inoltre proibì alla Uefa e alle leghe degli stati membri dell'Ue di porre limiti al numero dei calciatori stranieri, se gli stessi stranieri appartengono a stati dell'Ue: in sostanza l'ultima parte della sentenza descritta afferma che siamo tutti europei, così come nel lavoro anche nel calcio.
Per ringraziarlo venne organizzata una partita in suo onore (22 giocatori, 11 per parte e senza riserve), e i calciatori della Nazionale olandese si tassarono di 2500 euro ciascuno per aiutarlo.

Tuttavia, il calciatore cadde in una profonda depressione, probabilmente complice il fatto di non aver più trovato posto in nessuna altra squadra.

In ogni caso il nome di Bosman troverà posto sui libri di storia del calcio europeo: attraverso la Sentenza Bosman, non soltanto nacque il paramentro zero, ma il 21 aprile 2005 le 52 federazioni dell'Uefa approvarono una norma volta ad aumentare il numero di calciatori allenati nel proprio paese.

La Sentenza Bosman ha qualche lato negativo? Indirettamente sì, legato al fatto che questa sentenza si è resa involontariamente complice del fatto che gli stipendi ed i premi ai calciatori, detti top player -allo scopo di convincere questi a restare in squadra e non partire a zero euro- sono sempre più alti (anche se la crisi sta ponendo dei tetti in alcuni campionati rilevanti, come quello italiano).

Inoltre a farne le spese sono anche le piccole società, che col parametro zero rischiano di cedere dei buoni calciatori senza guadagnarci nulla.

Tuttavia la sentenza presenta indubbi vantaggi sia per le società (che possono così fare grandi affari), che naturalmente per i calciatori i quali non sono più costretti a restare in una squadra senza la loro espressa volontà, cosa che era capitata proprio a Bosman il quale voleva trasferirsi presso la squadra francese del Dunkerque: tutto partì da lì.

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