
Ebbene, le parole di Lippi sono sicuramente condivisibili, e forse il mondiale andava disputato altrove. Quei soldi utilizzati per gli stadi magari potevano essere sfruttati meglio, per progetti che miravano a profitti inerenti più al medio-lungo periodo, e non solamente per una manifestazione di pochi mesi, anche se è pur vero che qualche soldino nelle casse brasiliane comunque arriva, grazie all'ovvia affluenza di turisti da tutto il mondo giunti proprio per l'evento in questione. Tuttavia ad arricchirsi in questo caso restano coloro che i soldi già li hanno, mentre sull'utilità postuma degli stadi resta più di qualche dubbio.
Anche se il Brasile è la settima economia al mondo, la maggiore di tutta l'America latina e anche se le riforme economiche degli ultimi anni hanno favorito una rapida crescita del prodotto interno lordo e del potere d'acquisto dei brasiliani, la forbice sociale è larga, ciò vuol dire che le disparità di condizioni fra ricchi e poveri sono enormi. Con la crisi mondiale in atto, inoltre, i poveri e i disoccupati della terra verde-oro sono drammaticamente aumentati.
Se si tiene in considerazione quanto scritto più sopra con lo scenario mortificante appena abbozzato, diventa più semplice avere almeno una vaga idea del perché quei brasiliani che protestano e manifestano - a volte usando anche la violenza - siano così arrabbiati.
Foto: Marcello Lippi, fonte Wikimedia Commons da Flickr, autore: Doha Stadium Plus Qatar
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