giovedì 26 giugno 2014

Intrecci tra la nazionale italiana e la politica

Le recentissime dimissioni di Prandelli in seguito alla fuoriuscita dell'Italia dal Mondiale, danno uno spunto utile ad approfondire certi episodi che vedono politici e nazionale azzurra protagonisti.

Questo post vuol raccontare alcuni fatti che intrecciano la politica con la nazionale di calcio italiana. Ciascuno può interpretare liberamente gli eventi come meglio ritiene opportuno: l'obiettivo di questo articolo non è infatti quello di ipotizzare qualcosa andando a ricercare ciò che conferma quanto ipotizzato, rischiando magari di vedere solo ciò che si è prefissato di vedere ed ignorando tutto il resto; lo scopo dell'articolo è semplicemente quello di passare in rassegna determinati episodi di politica che hanno chiamato in causa la selezione calcistica azzurra. Tenendo presente che viviamo, come molti esperti di politica sostengono nell'era della "campagna elettorale permanente" e che dunque alcune affermazioni dei politici andrebbero riviste sulla base della narrazione e ragione d'essere proposta dal partito a cui fa riferimento il singolo politico (tutti i partiti e i movimenti, nessuno escluso, hanno una propria specifica narrazione ed un particolare modo di vedere le cose), mentre altre volte si fa più fatica a comprendere per quale motivo strategico si siano fatte determinate dichiarazioni, ammesso che a monte vi sia una strategia: non possiamo saperlo con certezza, di certo quando in politica o nel calcio si parla pubblicamente, normalmente si sta attenti a ciò che si deve dire. Per queste ragioni si vuole lasciare il lettore libero di giudicare i fatti come meglio crede e ritiene opportuno.

Coloro i quali si occuparono di realizzare la campagna elettorale di Silvio Berlusconi nel 1994 alla fine ottennero la vittoria, per varie ragioni: in primo luogo da una parte la narrazione del già presidente del Milan venne ritenuta credibile, dall'altra si era creato un vuoto politico causato dalla scomparsa di molti partiti tradizionali; ma fu probabilmente importante entro una certa misura anche un'altra scelta effettuata in tale occasione: quella di chiamare il partito col nome di Forza Italia, di avere un simbolo evocatore della bandiera italiana, e di adottare l'azzurro quale colore del movimento politico: infatti a breve si sarebbe tenuto il Mondiale USA '94. Molti esperti di politica considerano almeno credibile quanto appena affermato, ma ovviamente il lettore ha la possibilità di vederci anche dell'altro, o di vederci tutt'altro.

Inoltre, nel 1994 Silvio Berlusconi si alleò con la Lega Nord il cui leader di allora, Umberto Bossi, ha sempre dichiarato di non tifare per l'Italia perché sogna una Padania libera. E infatti esiste anche la nazionale di calcio della Padania, che gioca in tornei non ufficiali.

Quando gli azzurri di Dino Zoff nel 2000 persero in finale l'Europeo, quest'ultimo si dimise e si dimostrò infastidito da certe dichiarazioni di Silvio Berlusconi, allora capo dell'opposizione. Le parole berlusconiane erano le seguenti: «Sono indignato, anche un dilettante avrebbe vinto la partita di domenica. Bastava fermare Zidane, tutto il gioco passava da lui. Se l'avesse marcato Gattuso non sarebbe finita così. Il problema è che uno ha l'intelligenza o non ce l'ha». Si possono attribuire alle parole di Berlusconi le cause scaturenti le dimmissioni di Zoff? Forse, o forse no: magari dietro c'è anche dell'altro, o addirittura c'è tutt'altro: non possiamo saperlo con certezza.

Quando l'Italia vinse il Mondiale 2006 anche alcuni esponenti della Lega Nord si dimostrarono felici per la vittoria, e proprio in tale occasione certe parole di Roberto Calderoli, esponente di spicco del partito, scaturirono delle reazioni polemiche che comunque erano in linea con la visione complessiva del partito. Le parole del leghista furono le seguenti: «Quella di Berlino è una vittoria della nostra identità, dove una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici e comunisti». Affermazioni controverse che come è facile intuire scaturirono varie reazioni e polemiche.

Infine, tornando alle dimissioni di Prandelli, l'ex c.t. ha dichiarato: «Le mie dimissioni sono irrevocabili: da quando ho firmato il rinnovo, sono partiti attacchi come fossimo un partito politico. Non rubo i soldi dei contribuenti, non ho mai rubato e pago regolarmente le tasse. Ci siamo sentiti aggrediti, non ho mai rubato i soldi. Se sbaglio tecnicamente, invece, è un discorso diverso e mi prendo tutte le responsabilità». Tali attacchi sono partiti da alcuni esponenti politici, in un periodo dove sono stati posti dei limiti agli stipendi dei manager pubblici. Ovviamente però i motivi per cui Prandelli si è dimesso si spiegano innanzitutto per la brutta prestazione al mondiale. E come per gli episodi ricordati in precedenza, il lettore ha naturalmente la possibilità, se lo desidera, di metterci del suo e di vederci anche dell'altro.

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