Quest'oggi la nazionale italiana deve almeno pareggiare contro l'Uruguay se vuol sperare di ottenere la qualificazione agli ottavi nel mondiale che si sta svolgendo in Brasile. Gli azzurri, battuta l'Inghilterra ormai fuori dalla competizione, si giocano un'occasione importante contro gli uruguaiani. Di certo questo mondiale ci sta regalando davvero molte sorprese, e fra queste gli ottavi già conquistati da parte del Costa Rica. Il girone, allo scadere della partita degli azzurri che comincia alle 18, avrà ottenuto il suo ultimo verdetto, e sapremo finalmente se l'Italia riuscirà a centrare il passaggio al turno successivo.
La squadra azzurra vanta nel corso della sua storia la conquista di diverse competizioni. In un post precedente, prendendo l'esempio della Salernitana del 1927, si è accennato al fatto che il regime fascista apportò numerosi cambiamenti al calcio, e ciò fu dovuto principalmente al fatto che il pallone era ritenuto un valido strumento per fare propaganda. Il fatto che questo sport, il calcio, otteneva così tanti consensi ed era seguitissimo, veniva ritenuto da Mussolini (che fu anche socio della Lazio) e dal regime un campo davvero propizio per ottenere consensi presso il popolo. Tanto che la politica diede una grossa mano alla FIGC allo scopo di organizzare in Italia il mondiale del '34 (vinto proprio dagli azzurri).
La nazionale di calcio dell'Italia, proprio nel periodo della dittatura, vinse ben 2 titoli mondiali, nel '34 e nel '38, assieme ad un oro olimpico nel '36 e 2 Coppe Internazionali (competizione antenata degli europei) nello stesso arco temporale. Erano gli anni di Vittorio Pozzo allenatore e Giuseppe Meazza quale giocatore azzurro, uno dei migliori di sempre.
Al Mondiale del 1938 giocato in Francia, il saluto romano fatto dai calciatori italiani in occasione della partita contro la Norvegia (gara vinta dagli azzurri ai supplementari per 2-1), scatenò un putiferio. La stessa nazionale di Vittorio Pozzo, che deteneva l'imbattibilità a cominciare dal 1935, era divenuta il simbolo dell'Italia fascista, ed indossava come seconda divisa una casacca nera in onore al regime. Gli italiani scappati in decine di migliaia per evitare le carceri fasciste in quanto perseguitati politici, le remavano contro. Ma l'Italia ottenne il bis, grazie a Piola, Meazza, Giovanni Ferrari, Colaussi, Olivieri e ad altri campioni.
Con l'Italia entrata in guerra il 10 giugno 1940, le attività calcistiche nazionali continuarono. Secondo la stampa asservita al regime era la dimostrazione della normalità della situazione, tuttavia gli inglesi già cominciavano a bombardare le città dello stivale.
Vittorio Pozzo, che oltre ad essere commissario unico della nazionale era anche un giornalista, in un suo articolo collegava la scelta italiana di fare proseguire le attività con quella dei tedeschi allora alleati. Il calcio era diventato insomma uno strumento di propaganda di guerra.
E dopo la Liberazione, nel maggio del 1945 la squadra del Torino che ha costituito tra l'altro l'ossatura della stessa nazionale per lungo tempo e fino alla tragedia di Superga del 4 maggio 1949, prese parte a una manifestazione sportiva patriottica, gareggiando contro una rappresentativa lombarda davanti ad un pubblico scelto appositamente da Palmiro Togliatti, leader del partito comunista.
Foto: il tecnico Pozzo portato in trionfo dopo la vittoria del 1934
Nessun commento:
Posta un commento