domenica 28 settembre 2014

Kakhaber Kaladze, carriera calcistica e carriera politica

Kaladze ai tempi del Milan
Dopo essersi ritirato dal calcio, il georgiano Kakhaber Kaladze (ve lo ricordate?) intraprende la carriera politica aderendo al partito Sogno Georgiano-Georgia Democratica, fondato dal filorusso Bidzina Ivanishvili per concorrere alle elezioni politiche del 2012 e presidenziali del 2013.

In seguito alla vittoria del partito a cui ha aderito, Kaladze è stato eletto deputato ed anche nominato Ministro dell'Energia e delle Risorse Naturali oltre ad avere il ruolo di secondo vicepremier.

Un Kaladze che si riscopre politico, dopo aver passato tanti anni della sua gioventù a difendere (come centrale ma soprattutto come terzino) i palloni che si presentavano minacciosi nell'area della sua squadra, giocando anche piuttosto bene, toccando l'apice calcistico con la maglia del Milan.

Cresciuto nella Dinamo Tblisi, squadra con cui esordisce a livello professionistico nel 1993, nel '98 viene ingaggiato dall'ucraina Dinamo Kiev, prima di passare al Milan dal 2001 al 2010 e chiudere infine la carriera al Genoa, appendendo le scarpette al chiodo nel 2012.

Da calciatore ha vinto moltissimo, in particolar modo col Milan, squadra con cui ha conquistato anche i trofei internazionali più prestigiosi: 2 Champions League, 1 Coppa del Mondo per Club, 2 Supercoppe Europee, uno scudetto, una Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana. A livello individuale ha svariate volte conquistato il titolo di "Calciatore georgiano dell'anno".

A carriera conclusa, si è reinventato politico, per un ennesimo caso di contatto fra i due mondi, quello del calcio e quello della politica.

(foto autore: Мельников Александр da http://www.soccer.ru/gallery/1560 CC BY-SA 3.0)

sabato 27 settembre 2014

Romario, dal calcio alla politica. Prossimo obiettivo: sindaco di Rio de Janeiro nel 2016

Romario oggi è un parlamentare ed esponente di spicco del Partito Socialista del Brasile. Come già documentato in un precedente articolo di questo blog è stato molto attivo nel criticare lo svolgimento del Mondiale 2014 nella terra brasiliana visto che sono state fatte delle scelte politiche che hanno penalizzato la gente comune, tagliando anche servizi di base per la popolazione.

Oggi, questo blog vuol tornare a parlare di questo personaggio politico e calcistico. A livello sportivo ha dato tantissimo, facendo gol spettacolari e vincendo numerosi premi, sia individuali che di squadra.

La notizia di questo post è però un'altra, e riguarda il Romario politico: ha deciso di candidarsi come sindaco, di Rio de Janeiro per le elezioni del 2016. Ad annunciarlo lui stesso già nel mese di agosto.
Il 2016 coincide con le Olimpiadi brasiliane, ed il quotidiano brasilano 'O Globo riporta un'intervista di Romario aspirante sindaco dove afferma: "Sarò un eccellente sindaco", e ancora che la politica di oggi è marcia, giacché "Al giorno d'oggi la politica è piena di ladri, in tutti i settori".

Attualmente parlamentare, ha sviluppato col tempo una forte passione politica affermando che ormai la politica gli piace "anche più del calcio".

Romario, che è stato molto attivo in passato nel criticare la Fifa, l'istituzione della politica calcistica mondiale, si sente pronto per questa nuova sfida che lo vedrà protagonista nella prossima campagna elettorale come candidato sindaco di Rio de Janeiro.
(foto: autore zwynglio CC BY 2.0)

venerdì 26 settembre 2014

Austria Vienna e ordine pubblico

Lo stadio casalingo dell'Austria Vienna  (foto, autore: Jacktd, stitched by kaʁstn CC BY 3.0)
Dopo che il gruppo neonazista degli "Unsterblich" riuscì nel 2009 nell'impresa di interrompere per venti minuti la partita di Europa League nel gruppo L della fase a gironi tra Austria Vienna e Athletic Bilbao, venne di fatto imposto alle società austriache la responsabilità di mantenere l'ordine pubblico negli stadi.

A causa di ciò la società dell'Austria Vienna scrisse un apposito regolamento per l'accesso allo stadio casalingo, il Generali Arena. Il regolamento vieta cori offensivi e striscioni, oltre all'indossare indumenti che indicano o rimandano ad attitudini violente. Non solo: il gruppo degli Unsterblich venne diffidato dal ripresentarsi al Generali Arena e ad utilizzare simboli e colori del club dell'Austria Vienna.

Una politica della sicurezza che diede i suoi frutti, se si considera che nel 2009-2010 l'Austria Vienna partecipò alla Champions League ed ottenne per l'occasione un riconoscimento di gratitudine da parte della Uefa per il modo con cui ha risolto, almeno contenendolo, la questione dell'ordine pubblico.

Dopo la questione degli hooligans e quella del PSG, il post di oggi ha voluto prestare la propria attenzione ad un nuovo campionato, quello austriaco ed al modo con cui la questione della sicurezza è stata affrontata.

L'Austria Vienna è un club di buona tradizione in Patria, avendo vinto 24 volte il campionato, 27 volte (primato nazionale) la Coppa d'Austria e 6 volte (primato nazionale) la Supercoppa d'Austria. In ambito internazionale può vantare due Mitropa Cup conquistate nel 1933 e nel 1936.

giovedì 25 settembre 2014

Violenza negli stadi: il caso del PSG

Il Parco dei Principi, lo stadio del PSG
Il Paris Saint-Germain, al fine di isolare ed escludere i tifosi violenti si attivò significativamente nel 2010 a seguito della morte del capo ultrà Yann Lorence, 37 anni del 28 febbraio dovuta a scontri tra gli ultras parigini divisi peraltro da ideologia ed etnia. Tra le due curve dei tifosi del PSG vi è infatti un feroce odio.
L'episodio provocò un severissimo provvedimento da parte dell'allora presidente Leproux, mantenuto anche dalla successiva proprietà. Questo provvedimento venne attuato attraverso drastiche misure, in collaborazione con il Ministero degli Interni di Francia. Si tratta di misure severe come lo scioglimento dei gruppi ultras, la cancellazione immediata di migliaia di abbonamenti appartenenti a persone considerate violente, l'attribuzione nominativa dei posti mediante computer, il divieto di introdurre striscioni, e altro ancora.

Si è trattato quindi di una serie di nuove norme che a detta di molti consentirono alla principale squadra di Parigi di riportare maggiore ordine e sereno durante le partite.

Ristabilito il sereno, la società parigina ha reintrodotto gli abbonamenti, ma attraverso la collocazione casuale degli abbonati. Una misura simile può spiegarsi con l'evitare di mettere assieme nuovi gruppi di violenti.

Quello della violenza negli stadi è un problema grave che necessita di provvedimenti, e quelli adottati dal PSG sono serviti se non altro a placare i più violenti. Non è detto che la strada del PSG sia quella migliore, ciascuno è libero, se crede di contestare le misure adottate dalla società in collaborazione col governo, ma la questione è delicata e complessa. Vi sono dei Paesi europei in cui il fenomeno dei violenti è ormai qualcosa di marginale, seppur comunque presente come ad esempio in Inghilterra (come un post precedente spiega), altri paesi dove tale questione è ancora lontana dal trovare una adeguata soluzione. In Francia si cerca anche l'approccio della prevenzione del fenomeno, istituendo campagne pedagogiche nelle scuole per i bambini residenti nel Paese.

(foto attribuzione: Walveur di Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0)

mercoledì 24 settembre 2014

Politica del calcio - Parte 10: lo ius soli sportivo in Italia?


Damiano Tommasi
Recentemente Damiano Tommasi, presidente AIC si è espresso in merito ad una spinosa questione politica, trasportandola in quella del calcio: "In attesa di novità dal Parlamento sul tema della rifroma della legge sulla cittadinanza, chiederemo alla Figc l'inserimento dello Ius soli a livello sportivo" Una norma secondo Tommasi fattibile che farebbe fare "Un gran salto qualitativo al calcio nel nostro paese".

Per Ius soli si  intende ottenere la cittadinanza in un paese proprio e solo perché nati in quel paese. Chi è nato o nasce in Italia diverrebbe automaticamente cittadino italiano. Non tutti sono d'accordo con questa norma, che infatti non è ancora stata approvata, e forse non lo sarà mai. In effetti la materia in questione è complessa. C'è chi conferisce alla cittadinanza un valore alto, qualcosa di importante che non può essere "regalato" o conferito in modo eccessivamente "leggero". Punti di vista.

Stabilito cos'è lo Ius soli, occorre comprendere se effettivamente quello sportivo è applicabile. Ma cosa si intende per Ius soli sportivo? Che la norma dello ius soli vale solo per chi è sportivo? No, che tale ius soli ha semplicemente carattere sportivo.

Si verrebbe in pratica considerati "italiani" solo calcisticamente, senza cioè quelle restrizioni imposte ai calciatori non comunitari. Per Tommmasi questa norma può essere applicata, non va in contrasto con la legge italiana; per Carlo Tavecchio (presidente Figc) invece occorre valutare per bene una simile opportunità, giacché si rischia di violare la legge.

Con uno Ius soli sportivo gli atleti potrebbero essere omologati anche statisticamente (per eventuali record) a quelli italiani, ma non potrebbero comunque indossare la maglia della Nazionale azzurra.

Una questione spinosa e controversa, una faccenda politica che avrebbe importanti conseguenze sul mondo del calcio: i giocatori nati in Italia da genitori stranieri non comunitari non sarebbero infatti più soggetti ad alcuna restrizione ai fini dell'impiego nei vari campionati, laddove il campionato prevede un tetto massimo di calciatori extracomunitari acquistabili e adoperabili dalle squadre italiane.

(foto Luca Volpi (Goldmund100) CC BY-SA 3.0)

martedì 23 settembre 2014

Politica del Calcio - Parte 9: Tavecchio sulla riforma dei campionati

Carlo Tavecchio, ospite della trasmissione radiofonica La politica nel pallone su Gr Parlamento ha parlato di argomenti interessanti dal punto di vista dell'informazione.

Dopo i risultati ottenuti a Milano per la Champions 2016 e a Roma per Euro 2020, adesso è giunto il momento di riformare i campionati, avvisa il presidente della Figc.

Si perché "Questo Paese ha bisogno di frustate, bisogna creare delle soluzioni" e "La riforma dei campionati è la madre di tutte le battaglie". Molto probabilmente vi sarà una riduzione dei fondi statali, e se cio avverrà, per Tavecchio e la sua squadra di governo occorrerà trovare soluzioni drastiche, "Anche se non è possibile che non ci sia uno stanziamento di un euro per le società dilettantistiche quando lo Stato incassa un miliardo e 40 milioni da quelle professionistiche".
Nell'intervista si toccano anche altre questioni, ma l'argomento clou di questo post intende essere la questione della riforma dei campionati.

Perché ed in che modo si vuole riformarli? Si pensa che arriverà meno denaro in futuro da parte del governo, sicché al consigliere federale Claudio Lotito spetta il compito di riformare, dal punto di vista organizzativo e finanziario. Naturalmente le decisioni finali sulla riforma verrano prese dall'intero Consiglio federale, precisa Tavecchio.

Quindi la prossima importante tappa del massimo organo calcistico nazionale sarà quella di pensare ad una riforma che si adatti alle esigenze del governo italiano.

lunedì 22 settembre 2014

Nazionale olandese ai tempi di Rinus Michels

Rinus Michels
La nazionale di calcio dei Paesi Bassi guidata dall'allenatore anarchico Rinus Milches fu una gran bella nazionale, combattiva e piena di buoni giocatori. Secondo Anarchopedia, quella selezione anni settanta era figlia degli anni '60 ossia il periodo della ribellione e della contestazione. Un'era in cui vennero messe in discussione e attaccate molte regole della società capitalistico-borghese: ovvero la tradizione, l'ordine costituito, l'autorità.

Normalmente le squadre di calcio si basano su schemi rigidi, nel senso che ognuno ha un determinato ruolo gerarchico che va rispettato, e la dirigenza comanda l'allenatore che ha autorità sui calciatori, e i calciatori si adeguono, sicché i difensori difendono, gli attaccanti attaccano, e così via. Con l'arrivo di Rinus Michels nella nazionale arancione, molti schemi classici vennero rivisti, offrendo un modo innovativo di concepire il gioco del calcio.

Rinus Michels iniziò a portare le sue idee alla guida dell'Ajax (3 scudetti dall '66 al '68 e due finali di Coppa dei Campioni di cui una vinta nel '71). Per il sito di Anarchopedia è proprio con la nazionale olandese che l'anarchia entrerà prepotentemente nel mondo del calcio.

Michels lasciò ai giocatori la libertà di andare in ritiro con moglie e figli, senza repressioni di alcun genere, piena autonomia, libertà di autogestirsi, fumare, bere, dedicarsi a ciò che più si desiderava: i calciatori insomma non dovevano reprimere la loro personalità.

In campo viene praticato il così detto "Calcio Totale", una rivoluzione radicale, laddove i ruoli non sono da concepire come rigidi e schematici, ma necessitano di interpretazioni fantasiose da parte dei calciatori: i due terzini e le ali si scambiano di frequente i ruoli, i centrocampisti si alternano sia nella fase difensiva che in quella offensiva, gli attaccanti (come Neeskens e Crujiff) tentano di segnare in tutti i modi possibili, sulla base della loro creatività. Inoltre, il portiere Jonglobed in quella squadra sfrutto molto il gioco con i piedi, e uscì con discreta frequenza fuori dalla sua area; Johan Cruijff il più forte attaccante olandese si muoveva a tutto campo a seconda delle necessità e dello sviluppo dell'azione di gioco, difatti l'appellativo di attaccante per lui fu solo una nomina ufficiale, giacché si muoveva ovunque.

Insomma il Calcio Totale di Michels per Anarchopedia è anarchia. Per "anarchia" non si intende il non rispetto delle regole, ma la condivisione di queste regole senza quell'autorità che impone una gerarchizzazione discriminatoria della società.

Michels vinse qualche importante trofeo a livello di club, ma con gli arancioni poco. Questo vale la pena indicarlo così come fa lo stesso sito più volte citato, eppure campioni del genere, secondo il sito dell'enciclopedia anarchica in una selezione nazionale di un paese in fondo piccolo, forse non sarebbero affatto nati senza gli schemi nuovi e libertari del Ct Michels.

Lo stesso Michels, venne riconosciuto nel 1999 dalla Fifa come "Allenatore del secolo".

Ovviamente l'associazione dell'anarchia a questa nazionale è soggettiva (e forse qualcuno può anche non trovarsi d'accordo), eppure Anarchopedia effettivamente svela tante analogie tra questa ideologia e i metodi del Ct Michels dentro e fuori il rettangolo verde.

Il caso appena esposto può essere considerato un esempio di relazione fra calcio e politica dal punto di vista meramente ideologico.

Infine, va sottolineato che Michels ha vinto anche all'estero, ottenendo un campionato spagnolo e una Coppa di Spagna col Barcelona negli anni settanta e una Coppa di Germania con il Colonia negli anni ottanta.

Anche con la nazionale olandese ha vinto un trofeo: l'Europeo del 1988. A livello individuale, oltre all'allenatore del secolo del '99 prima citato, ha vinto anche la Uefa Lifetime Award 2002 e, nel 2004, il titolo di "Miglior allenatore in 50 anni di calcio professionistico in Olanda".

(foto: Bogaerts, Rob / Anefo CC-BY-SA-3.0-nl)